Una breve introduzione

Il gioco del Go nasce in Asia in periodi remotissimi. Le prime testimonianze archeologiche risalgono a 4000 anni fa (pedine in terracotta rinvenute in sepolture di popolazioni nomadi in Siberia(1)) ma il gioco forse si origina in un’area prossima al massiccio Himalayano. Si diffonde in Tibet, Cina, in Corea, spesso restando appannaggio delle classi dominanti, a causa delle difficoltà connesse con il lungo studio necessario a competere con i giocatori più forti (che rendeva la pratica del gioco difficoltosa per chi doveva lavorare per vivere) e del costo dell’attrezzatura necessaria, allora davvero proibitivo. Dalla Cina il gioco passò in Giappone durante il VII sec. assieme ad arti come la scrittura ad ideogrammi, le arti marziali, il tè, eccetera. In Giappone il gioco incontrò uno straordinario successo, ed ivi fu sviluppato fino a livelli impensabili, giungendo ad investire di titoli ed onori i giocatori più forti. Nel 1602 per la prima volta viene ufficializzata la prima della secolare serie delle “Partite del Castello”, giocate in Edo (oggi Tokyo) presso il palazzo dello Shogun, governatore militare del Giappone, alla presenza dello stesso Shogun e dei più alti dignitari del Paese, e le cui registrazioni costituiscono una preziosa fonte storica per la conoscenza della storia del gioco e del costume. Dalle partite del castello possiamo evincere l’alto livello al quale già allora il gioco veniva praticato, livello che porrebbe i maggiori giocatori dell’epoca in grado di opporsi anche a giocatori moderni, nonostante il grande progresso compiuto in 4 secoli dallo studio delle tecniche e della didattica del gioco.

Dall’Asia il gioco giunge in Europa, giungendo probabilmente a partire dal XVIII sec. prima in Olanda e poi in Inghilterra grazie agli stretti rapporti intessuti dai mercanti e dalle compagnie commerciali di questi Paesi con l’estremo Oriente. Il gioco raggiunge una certa notorietà nel corso del XIX secolo, divenendo anche un diffusokriegspiele(2) presso la marina Imperiale asburgica con 200 giocatori attivi in Pola prima della Grande Guerra e con un mensile (Deutsche Gozeitung) pubblicato a Gratz già nel 1909. Uno degli abbonati (inizialmente erano 47) era Lasker, allora Cambione del Mondo di Scacchi. Il gioco ebbe poi diffusione mondiale nel corso del secolo.

(1) Peter Shotwell, in: The Go Player’s Almanac 2001; R. Bozulich, ed. (Kiseido Press, 2001).

(2) Oskar Korschelt, Das Go-Spiel, in: Mitteilungen der Deutschen Gesellschaft für Natur und Völkerkunde Ostasiens, 1880/1.

Diffusione

In Giappone la federazione nazionale (Nihon Ki-in) conta oggi molti milioni di tesserati, numerosi tornei riservati a professionisti ed il gioco muove interessi economici maggiori di qualunque sport con la sola eccezione del baseball o di qualunque arte marziale con la sola eccezione del sumo. I giocatori più forti del mondo oggi sono Coreani, che hanno spinto nel corso degli ultimi anni lo sviluppo del gioco a livelli sorprendenti. Un’immenso serbatoio di fortissimi giocatori giace in Cina, di tale profondità da poter impensierire i professionisti di qualunque nazione. Alcuni fortissimi giocatori giapponesi del secondo dopoguerra hanno avuto i natali in Cina e si sono specializzati in Giappone.

Il gioco viene praticato a livello professionale anche in un limitato numero di paesi occidentali (Stati Uniti, Russia, Germania, Romania e pochi altri) ed in ogni stato europeo e nordamericano esiste una Federazione nazionale per la coordinazione della pratica amatoriale del gioco. Esiste una copiosa letteratura specializzata, sorprendentemente abbondante nelle lingue asiatiche (esistono addirittura numerosi editori specializzati nella pubblicazione di testi e manuali per questo solo gioco) ed in inglese, i maggiori quotidiani giapponesi pubblicano ogni giorno rubriche specializzate ed esistono (in Giappone) testate specializzate a pubblicazione settimanale, quindicinale e mensile. Anche in Corea ed in Cina esistono numerose pubblicazioni specialistiche, a similitudine di quanto avviene in Giappone.

Materiale e modalità di svolgimento del gioco

Il gioco si svolge impiegando un corredo solo apparentemente semplice, in realtà di una estrema sofisticazione, tutti gli elementi del quale sono stati affinati fino alla perfezione nel corso della plurimillenaria storia del gioco. La scacchiera sulla quale si svolge il gioco è costruita tradizionalmente in un sol blocco di legno pregiato massiccio, sulla superficie del quale è ricavato un reticolo di 19×19 linee. Non ci sono quadrati neri o bianchi perchè le pedine si pongono sui punti di incrocio, non nei quadrati. La superficie della scacchiera tradizionale giapponese non è verniciata, ed in generale è visibile la pregevole venatura del legno impiegato, e lo spessore del legno necessario varia tradizionalmente da 10 a 25 centimetri circa, per un’area superiore misurante circa 40×45 centimetri. La scacchiera non è infatti quadrata ma leggermente rettangolare per compensare la deformazione prospettica apparente all’occhio del giocatore che farebbe sembrare asimmetrica la scacchiera se essa fosse un vero quadrato perfetto.

A causa del notevole spessore e della necessità che la scacchiera sia ricavata da un unico blocco di legno pregiato (specie a causa della migliore acustica apprezzabile deponendo le pedine su una massa tanto spessa) l’età delle piante impiegate per fabbricare queste scacchiere arriva “facilmente” a 500-700 anni, e la comprensibile scarsità di tali colossi innalza di molto il prezzo del corredo tradizionale. Il legno impiegato, di colore chiaro e magnificamente venato da linee sottili numerose e parallele, è di varie specie ma il legno più pregiato si ricava dalla Torreya Nucifera, detta in Giapponese “Kaya”. Una scacchiera di primissima scelta arriva a costi dell’ordine di molte centinaia di migliaia di Euro. In passato erano in uso anche magnifici capolavori in lacca ed ebano riccamente istoriati, ed anche in pietra pregiata, sui quali si usavano perfino impiegare pietre preziose al posto delle pedine, abitudine comprensibilmente scomparsa a favore della elegante semplicità del corredo di gioco tradizionale.

Le pedine sono circolari, perlopiù biconvesse, ricavate da comune pietra nera (le pedine nere) e spessa conchiglia bianca, con le varietà più pregiate provenienti dall’impiego di conchiglie raccolte nelle acque di talune prefetture Giapponesi, anche se oggi queste pregiate pedine (un tempo lontano considerate materiale comune ed economico) sono di costo altissimo a causa della scarsità delle conchiglie. In passato veniva impiegato l’ancor più pregiato avorio per le pietre bianche e la giada per le nere, uso ormai desueto da secoli (notare comunque la tendenza ad impiegare una sostanza animale ed una minerale su una scacchiera vegetale). Il costo di questi materiali vede oggi prevalere l’impiego di giada sintetica (comunque non economica) e vetro (materiale pressochè perfetto per peso, limitato costo e ampia disponibilità, ma fragile) o anche plastica, inadatta e perciò spesso appesantita da inserti invisibili in metallo. Questi surrogati sono ormai generalizzati a causa dell’impossibilità dell’impiego del corredo tradizionale presso popoli che conoscono l’uso generalizzato di tavoli e sedie per giocare, in contrasto con l’uso asiatico di stuoie e tatami a terra. Questi ultimi richiedono invece una scacchiera di grande spessore per portare il piano di gioco ad altezza utile, problema sconosciuto in occidente ove si impiegano perlopiù scacchiere poggiate su tavoli, ed orologi a doppio quadrante esattamente come nel gioco degli scacchi.

Lo spessore delle pietre, il disegno formato dalla madreperla sulle loro superfici, il rincorrersi delle venature del legno sulla scacchiera sono oggetto in oriente di apprezzamento ed interesse paragonabili a quello in occidente destato dalle migliori varietà europee di vini. Il set da gioco è composto da 181 pedine nere e 180 bianche.

Le pedine sono dette pietre (ishi) e vengono conservate in eleganti appositi contenitori tondeggianti di legno pregiato, detti go-ke. Anche per questi contenitori valgono le medesime considerazioni estetiche richiamate per goban e pietre ma per fortuna non sono coinvolte piante millenarie o molluschi in estinzione, per cui non sono presenti i fattori di scarsità grave che perturbano i prezzi dei corredi da gioco, fatto che ha permesso la diffusione di contenitori in legni rari e pregiatissimi, ma non ha impedito la generalizzata adozione di contenitori di plastica. Anche il go-ke, che sia di sbrigativa fabbricazione industriale o prodotto di grande maestria artistica, possiede una conformazione attentamente affinata, affinchè il coperchio possa venire impiegato durante il gioco, rovesciato come un piattino, al fine di porvi i prigionieri in modo ben visibile (in modo che l’avversario possa con un semplice sguardo ai coperchi verificare quante pietre sono già state perse in catture senza dover chiedere il conteggio).

Svolgimento del gioco

Il gioco si svolge a turno, sulla scacchiera (goban) di 361 incroci (formati dal reticolo di 19×19 linee), ponendovi una ed una sola pietra per volta, in corrispondenza di un qualsiasi incrocio libero. Ogni pietra quando viene posta sul goban ha 4 libertà, ossia 4 incroci direttamente adiacenti l’incrocio sul quale viene posta la pietra; quest’ultima sopravvive fino a che possiede almeno una libertà (incrocio adiacente non occupato da alcuna pietra). La pietra o il gruppo di pietre che hanno tutte le loro libertà occupate da pietre del colore avversario (trovandosi così completamente circondate) sono perdute e vengono ritirate e cedute all’avversario (prigionieri). Il fine del gioco è quello di circondare il maggior numero possibile di incroci (territorio) dei 361 iniziali. Le pietre una volta giocate non possono mai essere spostate, e si possono porre ovunque sulla scacchiera, tranne in aree ove sarebbero immediatamente prive di libertà (suicidio). Maggiori informazioni possono essere rinvenute ad esempio presso il sito della Federazione Italiana Gioco Go (www.figg.it).

Da questo scarno set di regole possono uscire sorprendenti combinazioni e partite dalla variabilità sorprendente, in copia tale da impedire l’impiego fruttuoso di calcolatori elettronici nelle analisi a causa dell’eccessivo numero di variabili in gioco; e fino a futuri exploit nel campo dell’intelligenza artificiale questa situazione è destinata a durare (anche se la velocità dei computer aumentasse di migliaia di miliardi di volte essa sarebbe sempre insufficiente per un approccio basato sulla forza bruta). Non è assolutamente necessario che il gioco si svolga su scacchiere da 19 linee, ed in passato sono state assai diffuse scacchiere di 17 linee, ancora in uso in Tibet. Sono invece correntemente in uso scacchiere da 9×9 e 13×13 linee a fini didattici e per partite veloci. In teoria sono impiegabili anche scacchiere maggiori di 19×19, senza modifica alcuna alle regole; ma si tratta di curiosità perchè già a 19×19 il gioco trascende le capacità di analisi umane.

Il ranking e l’handicap

Caratteristica peculiare del Go è di essere considerata in tutto e per tutto un’arte marziale. Il gioco ricalca perciò la struttura gerarchica diffusa ad es. nello judo. Il giocatore che conosce le regole (come chi abbia letto attentamente finora questo documento) possiede il grado più basso, o 30° grado (kyu), 30k. Giocando la sua abilità cresce ed egli può essere promosso a gradi superiori. Un grado o livello o kyu corrisponde ad una pietra di handicap; il gioco può essere pienamente svolto infatti, con piena soddisfazione e validità, anche tra giocatori di gradi ed abilità molto diversi, ponendo a vantaggio del più debole un certo numero di pietre sulla scacchiera, a suo vantaggio, prima di iniziare la partita (handicap). La differenza di grado tra giocatori corrisponde al numero delle pietre di handicap tra loro necessarie per una partita equilibrata. E’ in uso, grazie a questo straordinario metodo, il sistema dell’autopromozione: ogni giocatore decide liberamente il proprio livello senza alcun condizionamento. Chiaramente, dichiarando un livello superiore alle proprie reali possibilità, ci si troverà a giocare alla pari contro avversari più forti, destinandosi a serie di probabili sconfitte. Il sistema è tanto efficace da rendere necessario, in occasione di tornei ufficiali, il gioco ad handicap ridotto (ad esempio ridotto di 2 pietre) , per evitare che i giocatori si sottostimino per ottenere maggiore handicap a loro favore!

Il gioco in Italia ed i tornei nel Nord-Est

Nel panorama italiano si possono trovare nuclei di giocatori attivi presso quasi tutti i capoluoghi di provincia, ed esistono numerosi tornei a carattere nazionale ed internazionale.

Sandro D.